Giada: la dignità della sofferenza

Il 4 giugno, al termine della celebrazione per Giada, presso la parrocchia della Sacra Famiglia è stato letto un suo scritto, che si trova nel libro “Schegge”. Era la Pasqua del 2001, Giada era ammalata e scrive alla sua comunità, invitandola a pregare per le persone ammalate e a non lasciarle sole nella sofferenza. Ecco qui le sue parole: ” Pasqua 2001Abbiamo appena vissuto la Pasqua del Signore in tutte le sue tappe. Vorrei invitarVi a non dimenticare questa settimana affinché resti un momento importante della Vostra vita.Un modo potrebbe essere quello di soffermarsi ancora un po’ sull’immagine di Gesù sofferente e ricordarsi di pregare ogni giorno per Tutte quelle persone che sono malate in modo grave. Oppure ancora più bello sarebbe andare a trovare “Gesù”. Nei reparti dioncologia e radioterapia, per esempio, Vi assicuro che è facile incontrarLo ed è altrettanto facile portarLo. Questo potrà essere momento di Resurrezione anche per Voi che riscoprirete i tantissimi dono che Dio ci fa ogni giorno. E, a quelle persone, assetate dell’amore e del conforto del Padre, sarà come donare la migliore cura che nessuno scienziato, né medico potrà portare.Non vi lasciate impaurire dal come fare, ognuno di Voi è ricco di risorse.Grazie da tutti noi, per i quali pregherete e una Buona Pasqua a tutti i Vs fratelli malati. In queste parole emerge la grande umiltà e sensibilità della ragazza, che durante la sua malattia, aveva accettato con dignità la sofferenza e la chiamata del suo Gesù, di cui era tanto innamorata. Certamente agli inizi della Sua malattia sarà stata umanamente devastata dalla paura di ciò che le era capitato, ma grazie alla sua fede in Dio, è riuscita ad affrontare con dignità la sua lotta e la sua sofferenza. Giada soffre come aveva sofferto il Suo Gesù Cristo sulla croce e questo fatto aumenta ancora di più il suo amore per lui e per le persone che aveva accanto. Giada coglie nel dolore e la sofferenza un mezzo per arrivare a Dio, per conoscerlo e incontrarlo,  per chi non lo aveva mai amato. Giada invita la sua comunità a non abbandonare chi è solo e chi è in ospedale, soprattutto coloro che sono malati oncologici e sanno di essere al termine della vita terrena. Negli ospedali c’è molta sofferenza ma c’è anche la speranza: la speranza di guarire, oppure la speranza di incontrare Cristo e farsi accompagnare durante il proprio cammino. Si, è proprio un viaggio. E anche Giada ha compiuto e continua a compiere questo viaggio. Giada, da sofferente, pregava negli ospedali, consolando i malati come lei, mettendosi a disposizione di loro per rasserenare la loro anima. Giada, da scrittrice, motivava la sua comunità a non trascurare chi soffre e a pregare. Giada ora che è in cielo continua la sua missione, stando vicino soprattutto a chi è giunto alla fine dei suoi giorni, li veglia, li tiene per mano, li consola mostrando nel suo volto la luce del Signore che li aspetta. Questo è il miracolo di Giada, la consolazione degli affitti, l’accompagnamento al momento del trapasso. Chi ha Giada al suo fianco nelle sue ultime ore, lascia questo mondo serenamente e si addormenta con un dolce sorriso ed un volto sereno.Per chi volesse visitare il sepolcro di Giada, il suo corpo riposa nel camposanto di Santa Giulia a Livorno.