Diocesi
L’educazione è “la paternità” di ogni docente
Il mandato agli insegnanti di religione
Ultimo giorno di agosto, come consuetudine, il Vescovo Simone riunisce tutti gli insegnanti di religione cattolica (Idrc) della Diocesi per augurare un buon nuovo anno scolastico ma soprattutto per ricordare loro lo scopo per cui sono mandati nei vari ordini di scuola.
Monsignor Simone ha sottolineato l’attenzione che la Chiesa ha come interlocutori privilegiati i poveri, ma le sole opere di promozione umana non bastano. Non basta la mensa, non bastano le docce, non basta l’Emporio della Caritas. Pesiamo a tutto quello che altre realtà operano: Sant’Egidio, suor Raffaella con la Fondazione Papa Francesco, le Misericordie, l’impegno profuso da tutte le parrocchie. C’è bisogno di una riflessione perché rischiano di essere opere che non parlano da provocare una domanda: «Come essere profeti in mezzo alla fascia di popolazione che ha bisogno di aiuto?» Il prossimo sei di ottobre ci sarà il Convegno ecclesiale che affronterà il tema della profezia: «Come la Chiesa di Livorno può essere profeta nel suo territorio?» «Quali scelte profetiche dobbiamo cercare di portare avanti per vedere di essere vicini ai più poveri?» Materialmente lo sappiamo fare e anche bene. Soltanto l’Emporio solidale ha accreditate un migliaio di famiglie. Però non basta. Occorre interrogarsi quali scelte portare avanti. Se il Giubileo è Misericordia e tornare ognuno al proprio terreno, cioè, giustizia: «Come essere una Chiesa che promuove giustizia ed essere attrattiva verso i più poveri?» Per questo scopo, inoltre, ci sarà un laboratorio a Livorno coordinato da don Fabio sulla Missio ad Gentes.
Monsignor Simone ha il illustrato e chiesto l’aiuto e la collaborazione degli Idrc per la realizzazione di un percorso-progetto Scuola volontariato. «Noi non possiamo militarizzare sempre più la città e il territorio, c’è un difetto di educazione se accadono fatti come quelli avvenuti questa estate. […] La convinzione è che, se non c’è maggiore educazione al dono di sé e l’apertura degli occhi dell’adolescente sul mondo della sofferenza, del dolore, della malattia, questi crescono ammaliati dai social per una realtà che non esiste. Occorre fare uno sforzo educativo, significativo, in maniera inclusiva con la collaborazione di tutti non in maniera confessionale, ma allargato a ogni realtà in primis all’autorità comunale che rappresenta tutta la cittadinanza con l’interlocuzione di tutti i Comuni del nostro territorio provinciale.»
Monsignor Simone infine ha risposto ad alcune domande poste dagli Idrc sulla povertà mettendo in evidenza che ci sono alcune zone della città più povere materialmente e culturalmente.
Negli Istituti professionali per esempio c’è una fatica. Il Vescovo ha tenuto a ringraziare coloro che insegnano negli Istituti Professionali per il loro impegno e dedizione. Purtroppo, alcuni studenti non è che rifiutano la religione, no, rifiutano l’impegno. «Perché ci sono fenomeni apicali che emergono in quelle zone delle città? Monsignor Simone ha chiesto agli Idrc di capire perché proprio lì? Ci rendiamo conto che sono ambienti dove la sfida educativa è fortissima. Come Chiesa cosa dovremmo fare di doveroso, come porci in maniera diversa? Ecco che il Vescovo chiede con forza un aiuto per tentare di rispondere a questa emergenza educativa.»
Noi dobbiamo imparare molto dal povero, ma occorre riuscire a stabilire prima di tutto un dialogo con il povero. «Noi dobbiamo costruire relazioni, non dare soltanto servizi. Necessita passare da un rapporto formale, che mi gratifica, ti do da mangiare, a un rapporto costruttivo, ti vengo a cercare e costruisco con te, come qualunque altro fratello, una relazione.»
Al termine dell’incontro il prof Pierluigi Giovannetti, responsabile della pastorale scolastica ha raccontato una vicenda avvenuta a Roma che ha coinvolto una classe di un Istituto Tecnico e in particolare uno studente che ha rischiato di essere espulso dalla scuola. L’episodio fa il giro di tutti media nazionali. I compagni di classe dell’alunno “incriminato” si sono rivolti all’insegnante di religione (Don Massimo Granieri) che ha preso a cuore la vicenda. L’insegnante chiama Franco Nembrini (insegnante, scrittore, educatore…) per essere supportato. Decidono di scrivere un articolo su questo fatto, puntando sulla convinzione che la scuola debba educare e aiutare i ragazzi a crescere in umanità e libertà, non deve punire in modo drastico, distruggendo un alunno. Prima di inviare l’articolo alla redazione dell’Osservatore Romano, cercano un modo di recuperare il ragazzo affinché comprenda l’errore e abbia la possibilità di riscatto. Riescono così, d’accordo anche con la Dirigente della scuola, a inserire lo studente in un progetto di un’Associazione che si occupa di insegnare la lingua italiana a ragazzi immigrati. L’articolo sull’Osservatore Romano esce il 17 febbraio 2024 a firma Massimo Granieri e Franco Nembrini, sulla questione educativa. Il ragazzo non viene più espulso. Da questa vicenda emerge che, quando un insegnante è presente, ha a cuore gli studenti, così le cose cambiano. L’educazione è “la paternità” di ogni insegnante.
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