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Costruire un mondo solidale è un modo di fare la storia
“Un futuro dove la finanza sia al servizio del bene comune, dove i vulnerabili e gli emarginati siano messi al centro e dove la terra, la nostra casa comune, sia ben curata”: è la prospettiva che Papa Francesco auspica per l’intera famiglia umana e che descrive nel messaggio inviato al Gruppo della Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale in occasione degli Incontri di primavera 2021. Per raggiungere questo obiettivo, scrive, c’è bisogno di pensare a forme nuove, creative e inclusive “di partecipazione sociale, politica ed economica”. A cominciare dalla realizzazione, in questo tempo di pandemia, di “una solidarietà vaccinale giustamente finanziata, perché la legge del mercato non prevalga “sulla legge dell’amore e sulla salute di tutti”.
La ripresa non è tornare alla normalità
Papa Francesco si dice grato di poter partecipare con un suo messaggio ai lavori in corso che non possono non tener conto della serie “di gravi e interconnesse crisi socio-economiche, ecologiche e politiche” causate dal Covid-19 ed esprime subito la speranza che tali lavori siano indirizzati “ad un modello di ripresa” in grado di mettere in campo soluzioni più sostenibili per il bene di tutti. Scrive il Papa:
La nozione di ripresa non può accontentarsi di un ritorno a un modello diseguale e insostenibile di vita economica e sociale, dove una minuscola minoranza della popolazione mondiale possiede la metà della sua ricchezza.
Anche in finanza prevalga la “cultura dell’incontro”
Francesco ricorda ai partecipanti come oggi molti uomini e donne vivano ai margini della società e di fatto “esclusi dal mondo finanziario” e fa notare quindi che se si vuole che il mondo post-pandemia sia migliore “occorre escogitare forme nuove e creative di partecipazione sociale, politica ed economica, sensibili alla voce dei poveri e impegnate a includerli nella costruzione del nostro futuro comune”. (cfr. Fratelli Tutti, 169). Si tratta di sviluppare anche in ambito economico-finanziario, sostiene il Papa, una “cultura dell’incontro” dove tutti possano essere ascoltati e dove la crescita della fiducia e delle relazioni permettano a tutti di prosperare. Necessario e urgente per Papa Francesco, in questo senso, è superare oggi una visione individuale di ripresa dei singoli Paesi per dar vita a “un piano che preveda nuove istituzioni o la rigenerazione di quelle esistenti, in particolare quelle della governance globale”, un piano che aiuti a costruire una nuova rete di relazioni internazionali per lo sviluppo di tutti i popoli. Anche alle nazioni più povere è necessario assicurare perciò la partecipazione ai processi decisionali e l’accesso al mercato, ridurre significativamente il debito internazionale che la pandemia ha reso ancora più gravoso.
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