Il Papa in Iraq

Sayidat al-Nejat ha la forma di una nave che evoca la barca degli apostoli nella tempesta. È la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, una delle più grandi della città. Dopo l’incontro con le alte autorità irachene, papa Francesco è voluto subito venire ad incontrare questa storica comunità cristiana che risale all’età apostolica della Chiesa nella terra di Abramo. Francesco è stato accolto con le espressioni calorose delle Chiese orientali dal patriarca Ignace Youssif Younan e il cardinale Louis Raphael Sako che lo ha ringraziato per questa «visita coraggiosa».

Qui nell’ottobre del 2010 sono stati uccisi durante la messa da un attacco terroristico legato ad Al-Quaeda 48 fedeli e due sacerdoti per i quali oggi è in corso la causa di canonizzazione. E se è un fatto che fin dalla prima plantatio Ecclesiae, attribuita dalla Tradizione agli apostoli Tommaso e Taddeo, il cristianesimo di lingua e cultura siriaca radicatosi negli antichi territori persiani abbia sempre dovuto fare i conti con i rovesci della storia che travolgono popoli e nazioni, proprio in questi ultimi anni i siro-cattolici sono stati sottoposti «a molte difficoltà, pericoli e la migliore testimonianza è questa cattedrale» come ha ripreso il Patriarca di Babilonia dei Caldei. Ancora oggi è considerato il più sanguinoso attentato contro i cristiani in Iraq dalla caduta di Saddam Hussein.

«Possa il ricordo del loro sacrificio ispirarci a rinnovare la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita» ha ripreso Papa Francesco nel suo intervento rivolgendosi ai sacerdoti, seminaristi e catechisti. E ha incoraggiato la comunità oggi piccola «come un granello di senape» – ma che ha arricchito il Paese, dando esempio di modello di coesistenza e contribuendo notevolmente alla cultura – a continuare ad «arricchire il cammino del Paese nel suo insieme».

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