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Adulti e bambini che riflettono insieme
Sessanta fra docenti (di classe e di Religione Cattolica), educatori e genitori provenienti anche da diverse regioni, hanno partecipato martedì scorso, on line, al seminario organizzato da AIMC di Livorno (Associazione Italiana Maestri Cattolici) sul senso della narrazione per affrontare la drammaticità della Shoah con i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria.
Il 27 gennaio, giornata istituita per ricordare le vittime dell’uccisione di massa avvenute nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale, vede nelle scuole, nelle città, nei Tg, nei palinsesti, uno spiegamento di interventi a carattere culturale per non dimenticare quanto avvenuto. Ma parlare di olocausto e campi di concentramento ai più piccoli non è impresa facile; sensibilizzare i bambini su questi temi così importanti, però, è un obbligo morale per gli insegnanti, per i genitori, per gli educatori. Quando le nostre parole non bastano, possiamo utilizzare film e corti ma abbiamo a disposizione la narrazione come strategia principale. Sia la narrazione come trasmissione di vissuti, di storie personali e familiari, dolorose e drammatiche o la narrazione scritta e dunque letta, di quei libri che fra storia e realtà, fanno luce sull’immaginario infantile, è supporto per affrontare le domande di senso (vita, morte, dolore, bene e male..) in contesti critici e complessi.
Nel seminario proposto è stato presentato il libro di Enrico Risaliti “Dove giocavano le stelle” (Morphema Editrice), un raro esempio di testo che ben si presta all’azione educativa e didattica della Shoah per i piccoli. E’ stato sdoganato dunque il dilemma quando e se proporre attività e riflessioni sulla Shoah ed anzi si è posta la questione se sia giusto eludere il coinvolgimento in particolare dei bambini della scuola dell’infanzia.
Il testo di Risaliti parte invece da una serie di attività che nel tempo hanno sperimentato la possibilità di un coinvolgimento attivo. La consigliera nazionale AIMC e formatrice, Enrica Talà, ha evidenziato alcuni passaggi educativi; in particolare si è soffermata sull’azione del “ricordare”. Ricordare è fondamentale, e al tempo stesso, è riduttivo concentrarsi su alcuni “giorni speciali” slegati dalla programmazione didattica, un po’ come accade per gli approfondimenti sui Diritti dell’infanzia e dell’intercultura o per i temi legati alla Resistenza.
Il 27 gennaio – “Giornata della memoria” – bisognerebbe evitare, considerata la complessità del tema, di proporre attività estemporanee completamente avulse dal resto della progettazione didattica; l’“Educazione alla cittadinanza”, di cui queste tematiche fanno parte, dovrebbero perciò diventare una consuetudine e non un’azione didattica a spot, legata a una sorta di semplice “ricorrenza civile”. Devono diventare spazi di “buone pratiche” che valga la pena “vivere” giorno per giorno, in una classe che gradualmente diventa comunità.
Tra filo spinato e sogni è necessario far riflettere i bambini sui valori dei diritti umani, sulla non discriminazione , sul rispetto e la valorizzazione delle diversità e delle differenze per farli crescere, attraverso un’impostazione interdisciplinare attenta alle tematiche sociali e interculturali, con una coscienza sociale che li porti ad accettare “naturalmente” la diversità e il rispetto dell’altro come un valori e non come ostacoli. Riguardo al tema della Shoah , siamo consapevoli di quanto sia difficile descrivere le dimensioni della tragedia, l’enormità delle perdite umane e l’abisso in cui l’uomo è riuscito a spingersi ma è necessario presidiare strategie educative e didattiche per riuscire a coinvolgere gli alunni senza traumatizzarli e – se ancora piccoli – senza procurare loro incubi notturni. E’ necessario dunque tener presente gli stadi dello sviluppo religioso e della percezione del sé e proporre la narrazione e gli strumenti più adatti alla sensibilità e alle capacità cognitive dei bambini. Quelli, cioè, che servono ad alimentare la conoscenza e la competenza interpretativa.
“E mi pare che Enrico abbia scritto e disegnato questo libro insieme ai suoi bambini-ha detto chiosando il suo intervento Sandra Cavallini (segr. gen reg. delle Aggregazioni Laicali)- Accompagnandoli nella narrazione della “loro storia, ha scritto la “sua” storia che voleva consegnare, a noi, lettori, rendendoci attori grazie alle emozioni suscitateci dalla “memoria” di un periodo storico che oggi ci rende responsabili costruttori di pace”.
Piccoli e adulti
“Tutto accadde tanti anni fa, in una città non troppo piccola e non troppo grande. Una di quelle città in cui alla fine ci si conosce un po’ tutti” scrive Risaliti iniziando il libro; il tempo della memoria è dunque l’oggi; gli spazi della crescita, malgrado tutto, sono i medesimi: “ laggiù sul prato ai piedi dell’albero che sovrastava la prima collina appena fuori città” e la terrazza di casa dove bambini e “stelle giocano” e brillano di luci impensabili.