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L’angelus
“E noi, che cosa siamo chiamati a trovare all’inizio dell’anno? Sarebbe bello trovare tempo per qualcuno”. Così papa Francesco nell’omelia preparata per la messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 54esima Giornata Mondiale della Pace. L’omelia è letta dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, chiamato al posto di Francesco, colpito da una “dolorosa sciatalgia”. IL TESTO DELL’OMELIA
“Il tempo è la ricchezza che tutti abbiamo, ma di cui siamo gelosi, perché vogliamo usarla solo per noi”, sottolinea il Pontefice che esorta a chiedere “la grazia di trovare tempo per Dio e per il prossimo: per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo stupiti e felici, come i pastori. La Madonna, che ha portato Dio nel tempo, ci aiuti a donare il nostro tempo”.
“Santa Madre di Dio, a te consacriamo il nuovo anno. Tu, che sai custodire nel cuore, prenditi cura di noi. Benedici il nostro tempo e insegnaci a trovare tempo per Dio e per gli altri. Noi con gioia e fiducia ti acclamiamo: Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio! Santa Madre di Dio!”, conclude Francesco nell’omelia.
All’Angelus, Francesco: chiamati a realizzare la pace
Nonostante la sciatalgia, alle 12 papa Francesco ha recitato l’Angelus in diretta dalla Biblioteca del Palazzo apostolico, in questa 54esima Giornata mondiale della pace. Il nuovo anno, ha detto, “sia speso per la nostra crescita umana e spirituale, sia tempo per appianare gli odi e le divisioni, e ne sono tante, sia tempo per sentirci tutti più fratelli, sia tempo di costruire e non di distruggere, prendendoci cura gli uni degli altri e del creato. Un tempo per far crescere, un tempo di pace”.
“È proprio alla cura del prossimo e del creato – ha ricordato il Papa – che è dedicato il tema della Giornata Mondiale della Pace, che oggi celebriamo: ‘La cultura della cura come percorso di pace’“. Secondo il Pontefice, “i dolorosi eventi che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, specialmente la pandemia, ci insegnano quanto sia necessario interessarsi dei problemi degli altri e condividere le loro preoccupazioni”. “Questo atteggiamento – ha sottolineato – rappresenta la strada che conduce alla pace, perché favorisce la costruzione di una società fondata su rapporti di fratellanza. Ciascuno di noi, uomini e donne di questo tempo, è chiamato a realizzare la pace, ognuno di noi, non siamo indifferenti a questo: noi siamo chiamati a realizzare la pace, ogni giorno e in ogni ambiente di vita, tendendo la mano al fratello che ha bisogno di una parola di conforto, di un gesto di tenerezza, di un aiuto solidale. Questo per noi è un compito dato da Dio: essere costruttori di pace”.
Preghiamo per lo Yemen e per il vescovo rapito in Nigeria
“Esprimo dolore e preoccupazione – ha aggiunto Francesco dopo la recita dell’Angelus – per l’ulteriore inasprimento delle violenze nello Yemen che sta causando numerose vittime innocenti e prego affinché ci si adoperi a trovare soluzioni che permettano il ritorno della pace per quelle martoriate popolazioni”. Il Pontefice ha invitato a pregare per lo Yemen: “Fratelli e sorelle pensiamo ai bambini dello Yemen. Senza educazione, senza medicine, affamati. Preghiamo insieme per lo Yemen“.
Il Papa ha invitato a pregare insieme “all’arcidiocesi di Owerri, in Nigeria, per il vescovo ausiliare monsignor Moses Chikwe e per il suo autista rapiti nei giorni scorsi”. “Preghiamo il Signore che essi e tutti coloro che sono vittime di simili atti in Nigeria tornino incolumi e in libertà e che quel caro Paese ritrovi sicurezza, concordia e pace”, ha detto.
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