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Olanda, così la fede rinasce dopo la tempesta
Un padre e suo figlio in cammino in un mondo irriconoscibile, apocalittico, che cade ormai a pezzi: «Ce la caveremo, vero, papà? -Sì. Ce la caveremo. -E non ci succederà niente di male. – Esatto. – Perché noi portiamo il fuoco. – Sì. Perché noi portiamo il fuoco». È curioso, ma l’immagine di The road, il film ispirato al romanzo La strada di McCarthy, torna in mente al termine di un volume focalizzato solo in apparenza su altri temi. In realtà anche Dio vive in Olanda, il libro-intervista del giornalista di ‘Avvenire’ Andrea Galli con il cardinale Willem Jacobus Eijk (Ares, pagine 136, euro 13) inquadra un contesto segnato dalle macerie. Sono quelle prodotte da una cultura che ha fatto a pezzi la stessa ragione in nome di una falsa libertà: eutanasia (anche dei bambini), suicidio assistito e aborti, senza dimenticare la liberalizzazione delle droghe. Eppure nella terra dei tulipani c’è un seme sopravvissuto ai venti gelidi della storia e alle tempeste fuori e dentro alla Chiesa. Può sembrare un paradosso visto che parliamo dell’Olanda, uno tra i Paesi più scristianizzati d’Europa, ma qui il cattolicesimo non è affatto morto, anzi. Parola di un custode impavido della fede come il cardinale Eijk, 67 anni, arcivescovo di Utrecht e primate della chiesa di Olanda. Lui, che pure è stato testimone sul campo della «spaventosa emorragia dei fedeli» provocata negli anni Sessanta da «una cultura iper individualista che divenne secolarizzazione e accettazione di un’etica dell’autonomia, in base alla quale l’uomo ha il pieno diritto di disporre anche della propria vita». Non senza il supporto però anche di una certa teologia “liberal” il cui fine era quello «di rendere la fede accettabile all’uomo moderno». E così una Chiesa basata più «sui legami sociali» che su Cristo ha finito per sgretolarsi. Gettando alle ortiche il patrimonio spirituale piantato circa dodici secoli fa da Willibrord il monaco evangelizzatore dei Frisoni, il popolo germanico che abitava gli attuali Paesi Bassi. Ma quella fede che ha fatto degli olandesi un popolo anche di missionari (l’11-12% di tutti quelli attivi nel mondo nel 1960) è rimasta come un tizzone sotto la cenere.
E il fuoco ritorna spesso nel racconto appassionato che il cardinale Eijk fa della sua vocazione, maturata non in famiglia ma a scuola, grazie a una maestra: «Mi ha come trasmesso un fuoco, accendendo nel mio cuore la fede… Fuoco che non si è mai spento, ha resistito a tanti tentativi di soffocarlo, purtroppo anche da parte di non pochi sacerdoti». Una chiamata più forte delle ostilità del padre («non mi parlò per tre anni») ma anche di una promettente carriera universitaria. Medico già affermato, il cardinale ha fatto tesoro delle sue conoscenze scientifiche per difendere i più deboli in campo bioetico. Battaglie che l’hanno reso bersaglio di tante e forti contestazioni. Ma lui ha sempre tirato dritto. E anche se le chiese chiudono per diventare centri medici o appartamenti, il cardinale vede all’opera già frutti di speranza, comunità vive: «Sono rimasti coloro che credono, che pregano, che hanno un rapporto personale con Cristo». Sono loro i protagonisti di un fuoco contagioso: «Ci sono circa 500 persone che ogni anno si convertono al cattolicesimo».
È un libro che spiazza, che parla certo dell’Olanda, ma ci riguarda da vicino. «Molti laici e molti pastori sono confusi riguardo ai contenuti della fede» argomenta Eijk che va al cuore del disagio attuale: «Quando una persona è veramente credente soffre nel vedere la crisi di fede che c’è nella Chiesa, nel vedere i tradimenti, gli scandali. Il vero credente soffre ma resta fedele». E allora tocca a noi farci trovare pronti. Il cardinale olandese tocca il punto nevralgico: «Nelle nostre omelie dobbiamo parlare del Paradiso, del nostro destino di gloria. Bisogna parlarne perché senza la risurrezione e la vita eterna la vita cristiana perde il suo significato. Gesù rimane solo un grande educatore e il cristianesimo una filosofia…». È questo allora il fuoco interiore che permette ai padri di indicare ai figli una via di salvezza anche quando tutto sembra crollare. Quella strada che pur tra mille battaglie ci condurrà a una gioia senza fine.