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Internet e la sindrome del pesce rosso (la memoria di 8 secondi)
Che lo smartphone non fosse del tutto neutrale, un semplice strumento in attesa delle nostre istruzioni, lo avevamo sospettato. Forse il dubbio era sorto quando ci eravamo ritrovati a scorrere compulsivamente Instagram o Facebook senza renderci conto del tempo che passava, o quando ci eravamo lasciati trascinare in una sterile discussione in quel gruppo whatsapp di genitori. E potrebbero essere molti altri gli esempi di situazioni in cui risulta chiaro come il controllo della situazione ci stia sfuggendo di mano.
La semplice presenza di uno strumento tecnologico potente e complesso come uno smartphone facilita certi comportamenti e ne rende più difficili altri. Quindi il mezzo è tutt’altro che neutrale. Ci condiziona. E non poco. Del resto, è stato così per ogni altra innovazione entrata a far parte della nostra quotidianità: il personal computer e Internet innanzitutto.
«Cambia gli strumenti che la gente usa e cambierai la civiltà», diceva Stewart Brand, uno dei pionieri della rivoluzione digitale.
Oggi il cambiamento è sotto gli occhi di tutti. E accanto agli innumerevoli aspetti positivi emergono con una certa evidenza anche le ombre, gli elementi critici. Uno in particolare: l’impatto che lo smartphone e i social media hanno sulla nostra attenzione, vera e propria merce di scambio intorno alla quale gira l’economia della Rete. Agganciarla e governarla in modo sempre più preciso è la vera sfida oggi per i servizi online.
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