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“Liberi di partire, liberi di restare”
Davanti a un mondo le cui parole sono spesso di chiusura, «se non addirittura aggressive», la risposta arriva proprio dai quattro verbi cardine della campagna della Chiesa italiana “Liberi di partire, liberi di restare”: accogliere, proteggere, promuovere ed integrare. Quello che si è fatto appunto dal 2017 con 130 progetti (di cui 110 in Italia) nei Paesi di transito e di partenza dei flussi migratori, con un investimento di oltre 27,5 milioni di euro provenienti dai fondi dell’8 per mille. Educazione, formazione professionale, supporto psicologico, inclusione lavorativa, tutela dei minori e delle donne immigrate, spesso vittima di tratta, sono state tra le principali linee di azione di interventi in favore dei migranti che hanno coinvolto associazioni, diocesi, parrocchie e comunità intere in Italia e all’estero.
Una campagna che è dunque «segno dei tempi, un luogo di testimonianza di libertà, di solidarietà, di giustizia, di democrazia, di pace», ha ricordato il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, nell’omelia della celebrazione eucaristica che questa mattina ha aperto l’evento conclusivo della campagna. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, citando le parole di Papa Francesco nella sua enciclica “Fratelli tutti”, sottolinea che l’aggressività a cui il Papa si riferisce è quella che viene dal «difendere il proprio isolamento consumistico e comodo», che favorisce «il pullulare di forme insolite di aggressività, di insulti, maltrattamenti, offese, sferzate verbali fino a demolire la figura dell’altro». Le parole ispirate che vengono da Dio, invece – ha continuato il cardinale – invitano all’apertura e alla carità. Ci mettono in guardia, anzi, da ogni egoismo». Ciò che non va dimenticato, la conclusione del cardinale Bassetti, è perciò che «tra le opere di giustizia sulle quali verremo giudicati vi è anche quella dell’accoglienza nei confronti degli stranieri». Infine, parlando a braccio, ha sottolineato di essere «molto contento del movimento che sta andando verso lo ius culturae perché quando un ragazzo ha assimilato la nostra cultura perché non deve essere uno dei nostri?».
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