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È tempo di ripensare i modelli sociali, economici e culturali
La pandemia, che ha colpito il mondo e ha provocato grandi sofferenze alla nostra gente, ci ha resi tutti più consapevoli di quanto sia fragile la sorte del genere umano e quindi di quanta responsabilità ricada su tutti noi nelle scelte che dovremo fare per il futuro della società.
Dopo le dolorose esperienze di questi mesi, molti si chiedono se non sia il caso di ripensare i modelli sociali, economici e culturali che hanno caratterizzato sinora la convivenza sociale e la vita delle persone. Come Vescovi toscani ci sentiamo di proporre alcune riflessioni che possano essere di orientamento per tale ripensamento, anche in vista delle prossime elezioni regionali. Vorremo favorire un discernimento che valorizzi la ricerca del bene comune, scelte coerenti con il Vangelo e con la Dottrina sociale della Chiesa. L’invito alla responsabilità e l’impegno per scelte solidali paiono risposte ineludibili per superare la difficoltà che stiamo attraversando.
Come pastori delle Chiese che sono in Toscana vogliamo per prima cosa richiamare tutti a praticare il diritto di voto, segno di considerazione per la società in cui si vive. Vorremmo inoltre segnalare alcune priorità a quanti si accingono ad assumere responsabilità nelle istituzioni regionali.
È diffusa la sensazione che non sarà facile la ripresa economica del Paese e della regione dopo questa lunga emergenza. Occorrerà l’impegno di tutti, superando interessi settoriali e chiusure territoriali. Il richiamo vale per imprenditori e lavoratori, impegna a valorizzare le nostre ricchezze ambientali e culturali, implica una saggia e concorde politica delle infrastrutture, mette in guardia da situazioni di sfruttamento e dal pericolo di usure e infiltrazioni mafiose.
Papa Francesco ci richiama a un’“ecologia integrale” e a “proteggere la nostra casa comune” (Laudato si’, 10 e 13), con l’uso corretto delle risorse naturali e il rispetto dell’ambiente, nella consapevolezza della connessione tra crisi ambientale, crisi sociale e crisi antropologica. Anche la nostra bella regione ha bisogno di una speciale attenzione riguardo alla tutela e valorizzazione della “casa comune”. In questo contesto c’è da chiedersi se non sia doveroso alleggerire i centri urbani e favorire un ritorno nelle campagne, rivitalizzando così i piccoli centri, assicurando i servizi essenziali, tornando a dare importanza a gran parte del territorio regionale. Soprattutto auspichiamo che si sia in grado di ripensare il modello di sviluppo finora imperante, che nella ricerca del profitto ha troppo emarginato le persone e quindi il lavoro. Ci illuminino principi quali la giustizia, l’inclusione, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, il bene comune.
I dati Istat dicono che la Toscana ha un tasso di natalità tra i più bassi d’Italia. La lotta al progressivo declino demografico necessita di interventi immediati e passa – in questo momento più che mai – attraverso un forte rilancio delle politiche per i giovani e per la famiglia, come pure nel riaffermare che la vita di un essere umano va difesa, accolta e tutelata sempre, sin dal suo concepimento. Per favorire la natalità e il rispetto della vita occorrono concrete politiche ricche di coraggiose iniziative a favore delle famiglie. Abbiamo visto, durante il lockdown, quanto siano stati preziosi i legami familiari, e quanto la solitudine delle persone, e degli anziani in particolare, sia un peso faticoso da portare.
La vita degli uomini e delle donne merita attenzione in ogni sua condizione, soprattutto quando è nella debolezza e nella fragilità, riconoscendo la dignità di ogni persona come bene irrinunciabile. Invitiamo quindi a non trascurare le situazioni di povertà, disagio ed emarginazione, e a guardare con attenzione le difficoltà che nascono dalla mancanza o dalla precarietà del lavoro. Auspichiamo che il bisogno di rinascita, che appartiene al sentire diffuso in questo tempo, tenga particolare conto delle “periferie umane” (Evangeliigaudium, 46) che sono state duramente colpite e che faticano a uscire dall’emergenza.
In questi mesi ci siamo resi conto dell’importanza del sistema sociosanitario del nostro Paese, che svolge un ruolo fondamentale soprattutto per la cura degli anziani, dei malati terminali e dei disabili. Questo senza dimenticare forme di cura della persona per le quali è decisivo l’apporto di badanti e cooperative. Ci auguriamo che si tenga conto anche del ruolo che il mondo cattolico ha avuto in questi mesi, le diocesi con le Caritas, le Confraternite, le altre realtà di azione solidale, e del fatto che esso è disponibile a svolgerlo anche per il futuro, auspicando che sia riconosciuto e promosso.
Siamo fortemente convinti che la scuola, ogni progetto di formazione dei giovani e quanto aggrega la vita sociale – utili strumenti per costruire un futuro migliore – sono obiettivi molto cari e praticati dai cattolici toscani. Tante realtà nate dagli istituti di vita religiosa, come pure in ambito parrocchiale o ecclesiale, svolgono un servizio che è rivolto all’intera cittadinanza e che deve essere riconosciuto e sostenuto come parte integrante del sistema scolastico regionale.
Non si afferma il nuovo senza considerare che un serio dialogo interculturale e interreligioso è una risorsa e previene gli estremismi che non appartengono alla nostra cultura. Quanti vengono a vivere in terra toscana sono una risorsa da accogliere e valorizzare, non un pericolo da temere, come potrebbe accadere se venissero abbandonati a se stessi. L’ottica dell’accoglienza e del dialogo impone una netta ripulsa di ogni espressione di antisemitismo e di odio razziale. L’imperativo è di farsi prossimi a tutti, senza frapporre frontiere etniche, culturali, religiose. Alla politica spetta una responsabilità particolare nel promuovere, anche nella comunicazione, il rispetto e la mitezza, evitando ogni forma di odio e discriminazione.
Le diciotto Chiese particolari della Toscana tornano a mettere a disposizione il proprio patrimonio spirituale, culturale, sociale e di vita comunitaria, di modo che su tutto prevalga il dialogo, il rispetto vicendevole e l’apprezzamento per le opinioni degli altri, in vista del bene comune.