Portate l’abbraccio di Dio. La giornata della Vita Consacrata

2 Febbraio giornata della Vita Consacrata. La pioggia ci ha condotti subito alla Chiesa della Ss. Trinità per la benedizione delle candele e per la Messa della Presentazione al Tempio. Certamente il tutto è stato più raccolto e il Vescovo Simone, ci ha esortato attraverso la meditazione della preghiera del vecchio Simeone. “Ora lascia che i miei occhi possano vedere. Anche i nostri occhi possano vedere e indicare il cammino da compiere, fino allo sposalizio eterno con il Figlio di Dio. Vedere la luceLuce che già si levò alla nascita di Gesù, luce sempre, dalla stella, alla luce che illumina ogni uomo…luce sempre.Chi sono i religiosi? Persone che hanno visto l’ essenziale e il totalmente Altro in Dio. Il religioso è un profeta che vive alla presenza di Dio, è un contemplativo impegnato per dare luce, per illuminare. E la comunità è luogo di luce, se non siamo questo, viviamo a basso costo.La vita del religioso è presenza preparata e voluta da Dio per portare luce a tutti i popoli, per questa missione non c’è età, si può essere giovani, come anziani, tutti portatori di luce e di profezia. Facciamo di questa festa nel vivere poveri, casti, obbedienti, nelle totalità del dono, dobbiamo essere aperti agli spazi dove ci sono poveri, soli, immigrati, case famiglia, tutti spazi di evengelizzazione. Così siamo città sul monte, perché tutti vedano come Dio ama, attraverso la profezia della vita consacrata essere luce dove manca la dignità per ogni uomo, per i bimbi abortiti, per i giovani abbandonati ad una vita senza senso, vogliamo che le nostre case siano aperte ad ogni forma di povertà, di solitudine, di miseria, accogliere e dare vita sempre e per tutti, essere un cuore solo ed un’ anima sola nella fraternità e con l’ umanità. La vita consacrata, è segno di missione per l’umanità intera, per indicare la gratuità del dono di sé stessi a Dio. Come ogni anno è stato bello riscoprire la fraternità tra le diverse Congregazioni, sia accompagnando i canti per la S. Messa, sia nella gioia del ritrovarci e essere sorelle

Ecco l’omelia integrale del Vescovo Oggi contempliamo il mistero della Presentazione di Gesù al tempio. E proprio dal racconto dell’evangelista Luca vogliamo prendere la prima parola su cui fermarci insieme:    “I miei occhi hanno visto la tua salvezza…… Non è forse questo che la nostra gente chiede alle persone consacrate?

Occhi che sappiano scrutare la storia guardando oltre le apparenze spesso contraddittorie della vita, che lascino trasparire vicinanza e possibilità nuove, che illuminino di tenerezza e di pace. È questo che contraddistingue chi mette la propria vita nelle mani di Dio: uno sguardo aperto, libero, confortante, che non esclude nessuno, abbraccia e unisce.

…preparata da te davanti a tutti i popoli”.  “Davanti a tutti i popoli” è l’orizzonte dell’amore e dell’offerta di sé che è chiesto ai consacrati e che essi testimoniano.

È vero quello che scrive papa Francesco nella sua Lettera a tutti i consacrati: “Dove ci sono i religiosi c’è gioia”.

Ciò accade perché essi riconoscono su loro stessi, e in tutti i luoghi e i momenti della vita, l’opera di un Dio che ci salva con gioia. La stanchezza e la delusione sono esperienze frequenti in ciascuno di noi: benedetti coloro che ci aiutano a non ripiegarci su noi stessi e a non rinchiuderci in scelte comode e di corto respiro.

Rallegriamoci dunque per la presenza delle consacrate e dei consacrati nelle nostre comunità. Facciamo festa con loro, ringraziando per una storia ricca di fede e di umanità esemplari e per la passione che mostrano oggi nel seguire Cristo povero, casto, obbediente. Il Vescovo ripone grande fiducia in voi, sorelle e fratelli carissimi, soprattutto per il contributo che potete offrire a rinnovare lo slancio e la freschezza della nostra vita cristiana, così da elaborare insieme forme nuove di vivere il Vangelo e risposte adeguate alle sfide attuali.

“Mi attendo che svegliate il mondo”, dice ancora papa Francesco nella sua Lettera.

“Mi attendo non che teniate vive delle ‘utopie’, ma che sappiate creare ‘altri luoghi’, dove si viva la logica evangelica del dono, della fraternità, dell’accoglienza della diversità, dell’amore reciproco. Monasteri, comunità, centri di spiritualità, cittadelle, scuole, ospedali, case-famiglia e tutti quei luoghi che la carità e la creatività carismatica hanno fatto nascere, e che ancora faranno nascere con ulteriore creatività, devono diventare sempre più il lievito per una società ispirata al Vangelo, la ‘città sul monte’ che dice la verità e la potenza delle parole di Gesù”.[1] È una grazia che chiediamo per tutti in questa festa della vita consacrata.

Per vocazione e missione i consacrati sono chiamati  a frequentare le “periferie” e le “frontiere” dell’esistenza, dove si consumano i drammi di un’umanità smarrita e ferita.

Sono proprio le persone consacrate, spesso, il volto di una Chiesa capace di prendersi cura e ridonare dignità a esistenze sfruttate e ammutolite, a relazioni congelate e spezzate, perché la persona sia rimessa al posto d’onore riservatole da Cristo. L’opera di tante persone consacrate diventi sempre più il segno dell’abbraccio di Dio all’uomo e aiuti la nostra Chiesa a disegnare il “nuovo umanesimo” cristiano sulla concretezza e la lungimiranza dell’amore.

Desideriamo intensamente che in questa occasione risalti con chiarezza il valore che la vita consacrata riveste per la Chiesa e anche per il mondo.

La scelta della castità consacrata, che si sostiene e alimenta solo in Dio, non è una fuga dalle responsabilità della vita familiare, ma testimonia la via di una diversa fedeltà e fecondità, con cui le persone consacrate si legano all’amore assoluto di Dio per ogni uomo affinché nessuno vada perduto.

Allo stesso modo, i consigli evangelici della povertà e dell’obbedienza testimoniano, in un mondo tentato dall’individualismo egoista, che si può vivere conformati in tutto a Cristo, così da ordinare all’intimità con Lui il proprio rapporto con se stessi, con gli altri e con le cose.

Da questa radice sboccia l’esperienza gioiosa della fraternità, sogno di Dio per l’umanità intera. Anche questa è profezia: grazie allo Spirito di Gesù, possiamo vivere gli uni per gli altri, nella ricerca del bene comune e nell’accoglienza delle differenze. Rovesciando così numerosi criteri e parametri che sembrano insuperabili nel loro dividere l’umanità in fortunati e sfortunati, degni di vivere e condannati a soccombere, integrati ed esclusi, la vita consacrata mostra come:

–        la verità del potere sia il servizio

–        la verità del possesso sia la custodia e il dono

–         la verità del piacere sia la gratuità dell’amore

–        E la verità della morte sia la Risurrezione

La festa della vita consacrata – è bene sottolinearlo – non riguarda soltanto le persone consacrate ma l’intera comunità cristiana, e il nostro desiderio è che costituisca una propizia occasione di rinnovamento e di verifica per i singoli Istituti così come per le diverse realtà ecclesiali. Il segno che avremo saputo cogliere la grazia in esso contenuta sarà la crescita della comunione e della corresponsabilità nella missione fino agli estremi confini dell’esistenza e della terra.

Con questo auspicio rinnoviamo la profonda stima e gratitudine a tutte le persone  consacrate, sentinelle vigili che tengono accesa la memoria di Cristo nelle notti fredde e oscure del tempo, splendida ricchezza di maternità e di paternità spirituali, che rendono visibile e desiderabile la bellezza di appartenere totalmente a Cristo e alla sua Chiesa.

foto di Antonluca Moschetti

[1] Lettera a tutti i consacrati, II,2.

4 Febbraio 2019