Parrocchie
La Processione della Madonna del Buon Rimedio nella Venezia
Da ben 25 anni la parrocchia di San Ferdinando organizza una processione per il quartiere della Venezia per ricordare la prima redenzione dei Trinitari a Livorno.
Secondo l’antichissima tradizione dell’Ordine, la Madonna del Buon Rimedio, protagonista di questa processione, porta sulla veste la croce trinitaria ed ha un sacchetto nella mano destra come segno del riscatto versato dai padri per la liberazione degli schiavi. La tradizione dell’Ordine presenta la Santa Vergine apparsa a Giovanni de Matha con un sacchetto di denaro che a lui consegnò per liberare gli schiavi. I frati nei secoli hanno alimentato la devozione e il suo culto con la recita del rosario e con la celebrazione il sabato, della Liturgia delle Ore e della Messa votiva.Venerdì 9 giugno anche quest’anno ha avuto luogo la processione con un numeroso gruppo di fedeli e di autorità che hanno attraversato le vie del quartiere per fare una prima sosta alla Sezione Nautica della Venezia, uno dei luoghi simbolo la cui storia è strettamente legata a quella della nostra città. La cantina del Venezia è sempre stata l’anima di una delle più grandi tradizioni della città labronica e della tradizione remiera. L’affidare alla Madonna del Buon Rimedio questa Cantina e con essa tutto il mondo e la tradizione del remo, sta significare quanto dobbiamo valorizzare questo patrimonio con uno spirito di sapienza che mette al primo posto l’amore per la propria città e perché nessuno dimentichi che Livorno ha una forte identità storica e un immenso patrimonio culturale da salvaguardare tra cui quello delle cantine. Il padre Provinciale dei Trinitari Rocco Cosi, ha invocato la benedizione sui vogatori di ieri di oggi e di domani e su tutti gli appassionati che si sono occupati e si occupano di questa sezione nautica e dei suoi atleti. La Madonna trasportata dai ragazzi profughi, ospiti della casa di accoglienza dei Trinitari, è stata poi imbarcata sul gozzo del rione e ha raggiunto la Fortezza Vecchia. Qui dopo il suono del “silenzio” del trombettiere, sono stati ricordati coloro che sono morti in mare: i padri trinitari imbarcati per andare a liberare gli schiavi, i paracadutisti caduti alla Meloria, i carabinieri caduti in Capraia, le vittime del Moby Prince, quelle del porto di Genova e tutti i marinai e lavoratori del porto e pescatori a noi ignoti.
La processione è terminata alla chiesa di San Francesco nella Fortezza Vecchia e Monsignor Razzauti ha ricordato l’importanza della preghiera che libera non solo dalle schiavitù corporali ma anche da quelle materiali. Purtroppo ancora oggi siamo schiavi di potere, guerre, odio e dobbiamo liberare i nostri cuori anche dal perbenismo per guardare in alto. Dobbiamo fare il proposito di imparare a vedere il bello di una proposta che porta alla liberazione delle anime e solo alzando lo sguardo al cielo possiamo vedere le stelle e provare sentimenti di speranza. Il Padre provinciale Rocco ha sottolineato la modernità del carisma trinitario e infatti nonostante sia un carisma antico che risale al XII secolo, ha ancora tanto da dare all’uomo di oggi e in tutte le parti del mondo dove i perseguitati per fede soffrono a causa del Vangelo specialmente in Siria, Africa e Asia. Anche a Livorno I trinitari accanto alla chiesa hanno una casa di accoglienza per i profughi. Da diversi anni l’obiettivo di accoglienza degli ospiti è l’inserimento sociale anche attraverso la partecipazione a progetti di integrazione. La processione di quest’anno ha avuto una solennità maggiore perché inserita nelle celebrazioni del 370 anno dalla liberazione dei primi schiavi a Livorno per opera di padre Francesco.