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Se mi amate…
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti
Viviamo un momento storico difficile, ma tutto da scoprire… quasi all’improvviso è cambiato il modo di vivere, di lavorare, di occupare il tempo, di relazionarsi: tutto sembra non essere più come prima. Dovremmo riflettere sull’espressione di Gesù: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti per scoprirne nuove comprensioni; la pandemia in atto ha scosso gli animi e cambiato le regole, ciò che prima suonava come un obbligo come andare a Messa la domenica, adesso, non lo è più, come per il cosiddetto “precetto pasquale” o le confessioni. Una cosa va comunque sottolineata con forza che per Gesù è lontana la prospettiva dell’agire ubbidiente a delle regole: «Il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27) e sempre ha agito non rispettando ciò che era richiesto dalle regole rabbiniche.Il nostro testo traduce con “osserverete” il verbo greco Tēreō che significa sorvegliare, custodire, conservare, tenere, osservare. È un verbo dai molteplici significati usato spesso nei vangeli: Gesù prega il Padre di custodire i discepoli (Gv 17, 11-15)… a Cana il vino buono è stato conservato fino a quel momento (Gv 2,10)… il profumo deve essere conservato per la sepoltura (Gv 12,7)… Gesù osserva la Parola del Padre (Gv 8,55) e rimane nel suo amore (Gv 15,10). Più che un mettere in pratica delle disposizioni Gesù ci chiede di custodire gelosamente la sua parola come la terra che costudisce il chicco di grano per dare molto frutto (Gv 12,24). Se mi amate, ci troviamo nell’orizzonte più profondo della comunione con il Padre e il Figlio generata dall’amore, fine ultimo del progetto di salvezza.L’osservanza dei comandamenti non è disgiungibile dall’amore, il problema è capire cosa intendiamo per amore [la lingua italiana consegna alla parola amore significati assai diversi] troppo spesso confuso con una forma di sentimentalismo, tutto zucchero e cuoricini, molto egocentrico. Sono io che “mi sento bene con…”, “mi piace stare con…”, quello che conta è il mio sentire, la mia percezione.Amare Dio non significa stare bene la domenica mattina in chiesa, o sentirsi in pace durante la visita a quel santuario, neppure addormentarsi tranquilli dopo aver recitato le preghiere. Non dobbiamo considerare la fede e l’amore disposizioni dell’animo o nozioni teoriche separate dalle scelte quotidiane della vita. Giovanni è estremamente chiaro quando afferma: Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità (1Gv 3,18).Abbiamo visto in diretta celebrazioni in chiese e piazze vuote, abbiamo celebrato la Pasqua come non mai, è stato imbarazzante accettare tutto questo, eppure anche in questo evento c’è una Parola di Dio nascosta da qualche parte da scoprire come i profeti dell’Antico Testamento. Vedere oltre le paure della gente, gli interessi dell’economia, gli agoni politici e i formalismi religiosi. Dovremmo attivare un discernimento spirituale, a cui non siamo del tutto abituati, soprattutto a livello di comunità cristiane, per mettersi in ascolto senza riserve e pregiudizi della parola di Dio.Oggi siamo chiamati a vivere nuove regole del convivere, anche l’andare in chiesa la domenica dovrà sottostare a regole stringenti; non si potrà fare come abbiamo sempre fatto, neppure fare come ci pare. Celebrare un Battesimo o un Matrimonio non sarà per niente come prima e dovremo scoprire nuovi modi per fare festa. Potremo vivere tutto questo come un “obbligo” che quasi quasi ci snatura, una assurdità a cui sottomettersi con rabbia; oppure lasciarsi condurre dall’amore: Se mi amateLa tendenza dell’uomo è quella dell’autosufficienza, di bastare a se stesso mentre ha bisogno di comunione per vivere, ha bisogno di amare e di essere amato … non credo che il mondo sanitario si sia mosso in questo periodo mettendosi a rischio solo per dovere o obbligo professionale, o il volontariato solo per qualche tornaconto.Per chi crede e si lascia abitare dallo Spirito, scopre che il centro della vita è fuori di lui: voi saprete che Io-Sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Non è un gioco di parole, un ricorrersi di termini quanto scoprire che il senso della propria vita non è in se stessi ma nell’altro. La vita cristiana sta nel non rimanere orfani ma nella capacità di generare fraternità.