Parrocchie
La riflessione di fra Roberto
Pace e bene! In questi giorni mi è spesso venuto in mente un passo de “Il Signore degli anelli” dove Aragorn si rivolge a Eowyn:“Cosa temi, mia signora?” le chiese.“Una gabbia,” rispose, “Essere costretta a rimanere dietro le sbarre, fino a che l’abitudine e la vecchiaia non le accettino, e tutta la possibilità di fare grandi gesta sia oltre ogni ricordo o desiderio.”
Ecco mi sono soffermato a riflettere su questa sospensione della nostra vita, rinchiusa da quattro mura a causa di questa epidemia e del tempo che può sembrare perduto, facendo scendere un’ulteriore ombra sul nostro cuore. E mi sono detto che questo stato d’animo intristito, per quanto scatenato da questa situazione improvvisa, ha radici lontane e profonde nel nostro cuore, in un’insoddisfazione che trova sfogo nell’attivismo, nella smania di sempre nuove esperienze ma che nasce dal non saper stare con noi stessi, perché non ci piacciamo, non ci rispettiamo, non ci amiamo. Da qui tante risposte stizzite e sempre più nervose con i nostri parenti chiusi con noi tra quattro mura, dove ognuno ci mette del suo.Ma questo nostro essere così ferito è l’unico possibile?
Cioè, detto meglio, è questa la realtà più profonda di me? NO! Ogni ferita e storpiatura presuppone che ci sia prima di essa un corpo, un’anima sana, una via diritta da cui si è deviato, ma questo progetto originario di me, questa parte più profonda di me non è distrutta, non è cancellata perché non è solo mia, ha radici non in me, ma in Dio! E Dio, la Sua Parola e la realtà stessa ce lo testimonia, è fedele alla Sua Promessa di felicità e di Salvezza.
Questo tempo sospeso può allora divenire un tempo di grazia (siamo pur sempre in Quaresima – tempo di conversione per eccellenza) per mettersi davanti al crocifisso è riflettere con Lui sulla nostra vita. Certo, anni di terapia psicologica possono rendere più consapevoli delle nostre ferite e dei copioni stravolti delle nostre giornate che continuiamo a ripetere come macchinette, ma la realtà di un Amore che guarisce, che sana, che mi dice “TU SEI PREZIOSO AI MIEI OCCHI” è lì davanti a me e mi offre un altro fondamento su cui costruire che le macerie dei miei peccati, scorciatoie che aggiungono angoscia e non soluzioni all’agonia da cui cerco di scappare. In questi giorni ci è offerta una grazia immensa, la possibilità di ricevere il perdono dei nostri peccati e persino l’indulgenza della pena loro connessa nel colloquio intimo e personale con il nostro Creatore e Amante nel chiuso delle mura domestiche. Non sciupiamo questa possibilità ma con stupore dialoghiamo con Dio .“Davvero Tu mi ami fino a questo punto?” – per scoprire questa realtà di vita vera che è sempre con noi e che chiede la fatica di una lotta e di una rinascita con il Suo aiuto, per uscire finalmente dalle gabbie dei nostri cuori per poter poi un domani uscire dalle nostre case come uomini e donne liberati. A maggiore Gloria di Dio e del suo servo Francesco.
“La Gloria di Dio è l’uomo vivente”
(San Ireneo di Lione)