Diocesi
Pellegrini in Egitto, gli ultimi due giorni
Mentre i pellegrini stanno rientrando a Livorno, il vescovo Giusti ci ha inviato il resoconto delle ultime due giornate vissute in Egitto.
Visitati i monasteri del sud dell’Egitto, costruiti sui luoghi dove la sacra famiglia ha soggiornato per diverso tempo, è iniziata la risalita verso nord e attraversato il deserto dell’est, quello verso la penisola arabica, siamo giunti al grande monastero di Sant’Antonio Abate verso il Mar Rosso. Siamo stati accolti con molta cordialità dalla Abate del monastero il quale ospita 140 fra monaci ed eremiti. Il monastero è una costruzione antichissima la quale ha visto anche il martirio, in una sola volta di oltre 40 monaci.
La vita monacale è una presenza ininterrotta sin dalla sua fondazione nel 300 d.C.. Sant’Antonio si ritirò in una grotta sovrastante l’attuale monastero e attraverso una lunga scalinata, oggi composta da 1500 gradini, periodicamente scendeva a valle per rifornirsi di cibo e acqua. La sua vita eremitica attirò subito tanti emuli al punto che ben presto si costituì una chiesa e alcune celle per i monaci. Sant’Antonio abate in breve tempo raggiunse grande notorietà per la sua profonda vita spirituale, la sua saggezza e per notevoli miracoli di guarigione compiuti a favore di persone e animali senza distinzione per cui oggi lo ricordiamo anche come patrono delle bestie. Un uomo di Dio amante di tutte le creature il quale si commoveva per ogni tipo di sofferenza. Un lottatore contro il male in tutte le forme in cui esso si manifesta. Un uomo di Dio amante della vita il quale accoglieva con sé solo persone capaci di essere felici, prive di tutte le cose materiali ma amate da Dio e amanti tutte le creature.
Domenica 11 febbraio visita al monastero del monaco Paolo coevo di Sant’Antonio e proclamato santo proprio dall’illustre taumaturgo. 140 monaci compongono la comunità, lontana da città e villaggi. 250 km dal Cairo, siamo nel pieno deserto egiziano. Tutto è difficile soprattutto l’approvvigionamento dell’acqua e del cibo. Il monastero comunque è molto visitato per i tanti eventi miracolosi che per l’intercessione del monaco San Paolo, avvengano ancora oggi.
Accanto ad alberi plurisecolari, vi sono giovani monaci di ogni estrazione sociale, dottori operai, intellettuali, personaggi del mondo dello spettacolo. Tutti sono tesi ad incarnare il Vangelo e si salutano con il termine greco agape, amore. Questa è la legge del monastero, questa è la legge di Dio ed essi sono tesi verso la pienezza dell’amore senza essere disturbati da niente e da nessuno. Vivono una profonda fraternità con gli occhi vigili a scrutare il mistero di Dio e la bocca sigillata perché parla più il silenzio delle chiacchiere.
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