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Le opinioni delle altre religioni
Anche la Federazione delle chiese evangeliche in Italia interviene sulla fase 2 del contenimento dell’epidemia e dopo aver indirizzato negli scorsi giorni una lettera al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. «Vogliamo rispettare e garantire pienamente tutte le norme di sicurezza, distanziamento sociale e di contrasto alla pandemia – si legge in un comunicato – nello stesso tempo abbiamo voluto porre alcune questioni rispetto alla libertà di culto sancita dalla Costituzione. In particolare, per quanto riguarda le chiese evangeliche, si pongono problemi concreti per i quali chiediamo una soluzione: la possibilità di spostarsi per i ministri di culto cui sono affidate più comunità pastorali sul territorio italiano; la necessità di consentire quanto prima la ripresa dei culti pubblici, sia pure in modo contingentato; di conseguenza la possibilità per i fedeli di raggiungere i luoghi di culto, talvolta distanti dalle abitazioni, con relativa autocertificazione ».
«Gli ebrei italiani e le loro rappresentanze istituzionali si atterranno scrupolosamente a quanto previsto con grande realismo e senso di responsabilità, nel decreto» Conte. Lo afferma la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni, sottolineando che tutti, comprese le comunità religiose, «dobbiamo essere consapevoli della gravità del momento e remare nella stessa direzione, evitando di alimentare polemiche e contrapposizioni che portano fuori strada dall’obiettivo primario di salvaguardia della vita e della salute di tutti i cittadini».
L’imam Yahya Pallavicini, presidente della Coreis, la Comunità religiosa islamica italiana, si dice «d’accordo con la Cei: non è soltanto una questione di garantire il diritto di culto ma c’è anche una insensibilità nei confronti di tutti i credenti, di qualsiasi fede ». (Red.Cath.)