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L’intervista al Ministro dell’Interno
«In queste settimane, i cittadini hanno dimostrato che le regole possono essere responsabilmente rispettate per il beneficio di un’intera comunità. Su oltre 9 milioni di persone controllate, i sanzionati sono ben sotto la soglia del 4%. Una percentuale minima, se si pensa all’invasività e alla durata dei divieti sui movimenti imposti dal governo…». Il ministro Luciana Lamorgese è nel suo ufficio al secondo piano del Viminale. Il suo impegno, racconta nel colloquio con Avvenire, in questo mese e mezzo di lockdown è stato estenuante: «Sono in ufficio tutto il giorno. E poi, la sera tardi, quando torno a casa il telefono non smette mai di squillare. Quando l’emergenza sarà finita, ricorderò non senza apprensione un tempo dilatato e particolarissimo che, solo fino a cinque settimane fa, non avrei mai immaginato di dover affrontare».
Il governo lavora alle ipotesi di riaperture connesse alla “fase 2”. I controlli sulle imprese cosa stanno evidenziando? La ripresa delle attività produttive è un passo fondamentale e irrinunciabile per la tenuta del Paese. Ma la necessaria cautela, in un’emergenza sanitaria così grave, impone a tutti di riflettere attentamente sui passi da compiere. Moltissime aziende hanno potuto continuare a lavorare grazie a una comunicazione inviata alle prefetture: una procedura semplificata, che fa affidamento sul senso di responsabilità dei singoli imprenditori. Mentre ai prefetti è stato assegnato il delicato compito delle verifiche in corso d’opera.
E dal 4 maggio cosa avverrà? L’esigenza ora è quella di garantire adeguati standard di sicurezza nei luoghi di lavoro, attraverso anche la stipula di specifici protocolli tra imprese e organizzazioni sindacali. E non dimenticando tutte le scelte correlate alla riapertura, a partire da un’adeguata gestione del trasporto pubblico per il rispetto del distanziamento.
Il fermo lavorativo e produttivo imposto dalle norme sanitarie ha messo centinaia di migliaia di cittadini e famiglie in difficoltà. Teme tensioni sotto il profilo dell’ordine pubblico? Il governo è già intervenuto con varie misure per fronteggiare un’emergenza sociale ed economica che sta colpendo molte famiglie italiane. Ora si tratta di non tradire le aspettative di chi ha perso anche un lavoro precario a causa dalla crisi del coronavirus. In questa fase, occorre riconoscere tutti i segnali di disagio sociale che provengono dai territori. E ho sollecitato i prefetti ad intensificare le attività di ascolto, dialogo e confronto con enti locali, imprenditori e sindacati, incentivando la promozione di iniziative di solidarietà per le fasce più deboli.
C’è un’interlocuzione in corso fra la Cei e il suo dicastero sulla possibilità per i fedeli, in condizioni di sicurezza, di frequentare di nuovo le chiese, andare a messa e celebrare i funerali. Quale potrebbe essere il punto d’approdo, a partire dal 4 maggio? Il tema dell’esercizio della libertà di culto, cattolico e di altre confessioni religiose, è stato alla mia attenzione fin dall’insorgere dell’emergenza coronavirus. I continui e proficui contatti con la Conferenza episcopale italiana ci hanno permesso di tracciare le prime indicazioni per lo svolgimento in sicurezza delle funzioni religiose, seppure senza la presenza dei fedeli a causa della grave situazione epidemiologica. Adesso però, in considerazione di un quadro sanitario in parziale miglioramento, sono allo studio del governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto.
Cadrà il divieto di celebrare i funerali?
(continua a leggere https://www.avvenire.it/attualita/pagine/proroga-dei-permessi-di-soggiorno-e-si-torner-a-celebrare-i-funerali)
fotografia: AGI