In un tempo di passaggio d’epoca occorre la fedeltà al proprio compito di insegnanti

Nuove tecnologie digitali e educazione: media, social, e insegnamento della religione cattolica, questo il tema del recente incontro di formazione degli Insegnanti di religione (IRC) della Diocesi di Livorno. Andrea Tomasi, prof. presso il Dipartimento di Ingegneria dell’informazione dell’Università di Pisa, il relatore. Andrea Canton, giornalista della Difesa del popolo di Padova e collaboratore dell’associazione WECA (Web Cattolici Italiani), è intervenuto con una registrazione, sui rapporti tra catechesi e video giochi.

L’argomento del corso di formazione è stato trattato in tre aspetti: il contesto, in che mondo digitale ci troviamo; i linguaggi che il mondo digitale mette a disposizione; i contenuti da immettere nell’ambiente digitale.

Internet guardando i social, le community della rete, assomigliano a una tribù e non a una comunità come la intendiamo abitualmente. Il mondo di internet prima del 2010 poteva essere considerato anche un complesso di strumenti di lavoro, con l’avvento dei social è diventato un ambiente di vita in cui non soltanto siamo connessi ma siamo immersi. Internet Mare Magnum. Il mare di internet cambia all’improvviso da sereno a tempesta, si lasciano i bambini tranquilli su YouTube e poi ci trova con contenuti pericolosi. Intenet non è più un luogo per navigatori solitari. Occorre costruire dentro internet delle isole in cui si lavora insieme, dove si condividono progetti, strategie di comunicazione, idee. Isole di senso, siamo pieni di notizie ma non riusciamo a capirne il significato. Necessitano mappe di navigazione. Il contesto di Internet è quello prevalentemente dell’intrattenimento (gioco online, streaming, video), ricerche e accesso ad informazioni, comunicazione e sevizi social. La rete per stare in piedi ha bisogno di un modello economico redditizio per le aziende che investono nella rete informatica (servizi in abbonamento, pubblicità, profilazione).

I ragazzi fino ai 14 anni, e sono molti, non potrebbero essere su internet, qualcuno gli permette di accedere o gli da un account fasullo. Insomma, così educhiamo i ragazzi di quella fascia di età ad essere bugiardi ancora prima di imparare a dire la verità. L’uso della rete nell’arco di età tra i 15 e i 24 anni è prevalentemente partecipe ai social network ed a giocare o scaricare giochi.  Gli effetti culturali sono importanti, l’ambiente digitale infatti modifica le esperienze affettive, cognitive e volitive della persona umana. La “frattura generazionale” viene complicata dal digitale con implicazioni importanti sui comportamenti e sui processi educativi. Gli insegnanti devono tenere conto di questa conseguenza. I rischi della rete amplificano la diffusione di modelli anche patologici: dipendenza da internet, ludopatia, calo rendimento scolastico, diminuzione dell’attenzione, isolamento e diffidenza verso gli altri. La tecnologia non è più neutra dal punto di vista antropologico, ci influenza nel nostro modo di pensare. L’uomo tradizionalmente fa ciò che è, l’essere e il pensiero precedono l’azione e quest’ultima viene attuata come scelta in base a determinati valori etici e norme morali. L’uomo nel digitale, invece, diventa sempre di più ciò che fa. La virtualità della rete e la tecnologia digitale determinano la cultura. La cultura così condiziona i comportamenti.

A questo punto si innestano i nuovi linguaggi. La tecnologia digitale ha una sua espressività, un suo modo di rappresentare il pensiero e la realtà. Cresce la capacità di usare il digitale per falsificare la realtà. Come si fa in questo contesto a trasmettere un contenuto serio? Questi strumenti digitali sono adatti a questo scopo? Trasmettiamo contenuti che hanno bisogni di modelli comunicativi lenti, come quelli teologici, su un supporto di comunicazione che è adatto per il pensiero veloce, come facciamo a salvare il significato di quello che comunichiamo attraverso il digitale? Il modello con cui si trasmettono significati è quello della narrazione. Per la didattica dei contenuti religiosi occorrerebbe riprendere, grazie al nostro patrimonio artistico, la conoscenza dell’arte religiosa (per esempio sul Portale dei beni culturali ecclesiastici, BeWeb). Avvalersi del vecchio modello del cineforum dato che gli studenti usano come e quando vogliono lo streaming. Gesù risorto non è un Avatar, la vita eterna non è un metaverso e l’intelligenza del cuore non è l’intelligenza della CHAT GPT. I dispositivi digitali se si vanno ad affermare senza una coscienza critica rischiano di deformare anche le immagini tradizionali della nostra fede. In questo scenario assistiamo a un proliferare di tentavi di esperienze.  Una di queste, più nuove, è un videogame sulla vita di Carlo Acutis. Con Chat GPT è stata composta una biografia dei santi.  Una chatbot (una sorta di risponditore) che interagisce, con cui si interloquisce con lo stile di Padre Pio.

L’insegnamento della religione cattolica come qualsiasi materia di studio è un fatto educativo. Per l’insegnamento della religione cattolica abbiamo gli aspetti didattici, gli aspetti comunicativi perché i linguaggi stanno cambiando. Il compito del cristiano in tutte le sue attività è quello dell’evangelizzazione. Per la religione cattolica è un fatto di testimonianza. Il compito   educativo è quello di trasmettere ai ragazzi esperienze e significati per vivere bene. Aiutare gli studenti a trovare la loro strada per la loro vita. Gli aspetti didattici vanno centrati sui contenuti, i metodi didattici offrono strumenti. I nuovi linguaggi scontano la difficoltà dell’interpretazione. Noi come “digitali acquisti” abbiamo imparato certe modalità comunicative. I “nativi digitali” gli stessi messaggi li posso percepire in maniera diversa perché il senso di quello che viene trasmesso è sempre mediato dalla cultura. La cultura della rete che si è formata in questi ragazzi, per la frequentazione della rete, è una cultura frammentata, ci sono tante isolette culturali diverse, che sconta lo svantaggio della frattura generazionale.

Serve conoscere, criticamente, la cultura del nostro tempo. Serve utilizzare con competenza gli strumenti disponibili, sapendo che cambiano ogni anno. Non “innamoriamoci” delle tecnologie pensando che risolvono ogni problema. Non basta fare vedere ai ragazzi i video giochi per tramettergli i contenuti.  Occorre essere fedeli al proprio compito di insegnanti, alla Chiesa che affida il mandato di insegnare la religione cattolica e ai ragazzi, magari non lo dicono, ma che cercano una rotta in questo tempo, che è un tempo di passaggio d’epoca.

Ecco le slide proiettate durante la formazione

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