Diocesi
Alternative alle guerre di oggi: dalla storia pagine luminose
Frate Giulio Cipollone dell’ordine religioso dei Trinitari, è stato invitato dal Serra Club di Livorno per riflettere sul periodo storico conflittuale che stiamo vivendo, nel quale la guerra fa da sfondo a tutte le attività economiche e sociali. Il Presidente del Serra Gambardella, proprio nel porgere il saluto ai convenuti e all’ospite ha infatti ribadito come in ogni angolo della terra i conflitti si stanno infittendo e ha affidato al Trinitario Cipollone, professore emerito presso la Pontificia Università Gregoriana alla Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, una tematica assai delicata di una ricerca di alternative alle numerose guerre che si stanno combattendo.
Frate Giulio ha descritto una situazione molto critica: conflitti e tragedie umanitarie non hanno mai cessato d’infiammare alcune parti del pianeta, con decine di guerre nel mondo (al 21 marzo 2022 se ne contavano 59) che continuano a uccidere e affamare milioni di persone, e la guerra non è solo in Ucraina, purtroppo. Secondo i dati più recenti sui conflitti dimenticati di Caritas italiana nel 2021 erano 22 quelli ad alta intensità. Con l’Ucraina si è arrivati a 23. Se invece si tengono in considerazione anche le crisi croniche e le escalation violente si arrivava a 359 conflitti nel 2020. Il 2020 sarà anche ricordato come l’anno delle grandi divisioni. Oggi esistono 70 muri nel mondo: 40 mila chilometri di recinzioni, quanto basta per coprire l’intera circonferenza della Terra secondo i calcoli di Elizabeth Vallet dell’Università di Montreal. Undici furono costruiti tra il 1947 e il 1991, durante la guerra fredda, sette tra il 1991 e il 2001, ventidue tra il 2001 e il 2009. E ben 30 negli ultimi 10 anni. Senza considerare altri 7 già finanziati e in via di completamento. L’Asia è quella che ne ospita di più, 36, ma è anche il continente più esteso al mondo. Fra i più importanti ci sono quelli tra Macao, Hong Kong e la Cina, la barriera tra Israele e Cisgiordania, quella tra Corea del Nord e Corea del Sud e i muri tra India e Pakistan, tra Iran e i Paesi confinanti. Nessuno ha mai realmente funzionato, se non là dove sparano dalle torrette di controllo (Corea del Nord). Chi vuole fuggire trova sempre un modo, a costo della propria vita, basta leggere i numeri degli annegati sulla rotta mediterranea. Se poi guardiamo l’Ucraina c’è anche un conflitto fra chiese ortodosse autocefale e autonome, oltre la ‘autorità’ dei primi patriarcati
Purtroppo ci dimentichiamo di tener presente che le religioni sono un fatto culturale che di per sé implicano un dentro e fuori culturale; (nel mondo sono censite circa 10000 culture).
Le religioni attivano il processo del mirror image: imbruttire l’altro per, con i difetti del proprio gruppo; da qui il preconcetto, il pregiudizio e il pretesto. Ma una cosa è la fede che può esprimere un essere umano, altro è la sua appartenenza culturale a questa o quella religione: insomma fede è altro da religioni; anzi, come studiato e convenuto ormai generalmente: faith is beyond religions
I libri delle Parole di Dio, con i dogmi elaborati lungo i secoli, vanno storicamente contestualizzati, perché dal confronto con altre culture religiose, si possa camminare più facilmente ed efficacemente insieme: per puro caso siamo musulmani, o ebrei, o cristiani; se fossimo nati in altre terre, oggi saremmo altri; saremmo altro. Per ogni persona, nella sua autocoscienza e nello stato di definizione attuale, è elementare osservare che se fosse nata in altra cultura da quella in cui è nata: ebraica, greca, latina, araba, evidentemente ‘oggi sarebbe altra persona’.
Di fronte a questi dati l’alternativa è nel cominciare ad adottare una nuova metodologia per una nuova storiografia che consiste nel leggere insieme la storia per rileggerla insieme e, quindi, riscriverla insieme; il sentire l’altra campana, ovvero la necessità di doverci scambiare le fonti per consentire una lettura sinottica. Insomma i nostri archivi vanno intesi come ‘archivi aperti’ e archivi tra altri archivi. Rispetto alla storia, Padre Giulio ha assunto l’ impegno su due versanti: approfondire la storia dei margini tra le culture, come luogo particolarmente fecondo per osservare il progredire dell’umanità; e osservare la storia delle persistenze: il ricorso alla violenza e alla guerra tra divisioni e inimicizie che portano al pretesto e alla bozza di aggressione in forza del ‘dentro e fuori’ culturale. Oggi, si rende sempre più necessaria una reciproca conoscenza registrata su base scientifica, e le nuove scoperte produrranno incessantemente nuovi punti di vista e spazi per la verità condivisa: l’unica funzionale per il progresso dell’umanità intera. Si tratta di superare visioni parziali che arrivano alla pretesa di essere centri gravitazionali.
La storia come maestra di vita può insegnare molto, allorché è vera, semplice, esemplare e utile, secondo Cicerone; sperando che abbia molti alunni. Magistra vitae, magistra mortis
Rileggere insieme la storia per riscriverla insieme, così da approdare ad una verità condivisa (verità intesa secondo la etimologia greca: il niente di nascosto), rispetto ai dogmi che sono punti di arrivo delle scienze nelle varie culture; quindi anche le culture nel loro impianto religioso. Sempre più si è consapevoli che i dogmi nelle varie culture religiose, quando sono considerati ‘fuori dalla storia’, possono creare fondamentalismi e fondamentalisti in ognuna di esse.
Tutte le confessioni religiose implicano un dentro e fuori culturale che non di rado diventa ‘o dentro o fuori’. La pubblicazione delle lettere emanate dalle cancellerie di sultani e di papi del tempo di crociate e gihad, mostra ampiamente e in modo ‘scandaloso’ che i capi religiosi promuovono e incitano alla guerra con le stesse parole. Nel mentre del furore bellico, ‘eretici’ e obiettori di coscienza, come peacemakers, si distanziano dalle politiche guerriere dei capi religiosi e prendono la strada dell’inclusione e del servizio umanitario, in palese alternativa alla inestinguibile pratica dell’inimicizia e della guerra. A Roma è ancora oggi è visibile un mosaico (ca. 1210), opera d’arte unica nel suo genere, che mostra Cristo pantocratore che libera prigionieri cristiani e musulmani vittime di ‘guerre sante’.
Nel 2021 mentre ancora in modo blasfemo pretesti religiosi cercano appigli per alimentare esclusione e razzismo, papa Francesco insieme Grande Imam sunnita di al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb e al Grande Ayatollah sciita Sayyd Ali al-Husaymi al-Sistani, offrono motivi di speranza impegnandosi “On Human fraternity for world peace and living together”. Il volume, con la presentazione del Prof. Franco Cardini e la prefazione del Card. Gianfranco Ravasi, offre spazi per una riflessione odierna, collocandosi con una propria originalità nel campo del dialogo della vita: collaborazione e gesti concreti di tolleranza, giustizia e pace.