Diocesi
La Messa, il pranzo condiviso e la conferenza del pomeriggio
Una giornata dedicata ai più poveri, una giornata da trascorrere insieme, perché è insieme che ci si sostiene, che si superano le difficoltà. Ogni forma di povertà è una sfida per chi ha messo al centro della propria vita l’impegno per gli altri, ma è solo così che si conquista la vita eterna. I poveri sono il lasciapassare per il Paradiso. In questo articolo un po’ di cronaca della giornata e le foto scattate da Antonluca Moschetti.
Sul sagrato della Cattedrale alcune associazioni che hanno come finalità l’aiuto al prossimo hanno messo alcuni stand illustrativi delle loro attività. Erano presenti le Misericordie di Livorno, Antignano e Montenero, la Comunità di Sant’Egidio, il Corpo Italiano di soccorso del Sovrano Militare Ordine di Malta e L’associazione Volontari Ospedalieri.
Il Vescovo, Mons. Simone Giusti, ha poi presieduto la Santa Messa insieme a don Luciano Cantini, Presidente della Fondazione Caritas. Giusy D’Agostino ha letto l’introduzione al rito dicendo:”Gesù Cristo si è fatto povero per voi”, è questo il filo conduttore scelto da Papa Francesco per la VI Giornata Mondiale dei poveri che si celebra oggi perché “in tutto il mondo le comunità cristiane diventino sempre più e meglio segno concreto della carità di Cristo per gli ultimo e i più bisognosi”. La Giornata mondiale dei poveri ci chiede di essere una chiesa aperta, estroversa, in uscita, ospedale da campo al servizio della vita di tutti a partire dagli ultimi.
Aprendo il rito, Mons. Giusti ha ricordato che bisogna porre attenzione e impegno alla solidarietà, lavorare sempre di più “insieme” e ha aggiunto che l’iniziativa del “Mosaico dei mosaici” serve ad aiutare i giovani nella scelta di impegnarsi per gli altri. Nell’omelia il Vescovo ha fatto alcuni riferimenti storici e ha affermato che la storia mostra “un susseguirsi di macelli”. Si vivono tensioni e guerre come in Bosnia, Kosovo e Ucraina e in molte parti del mondo è in atto la persecuzione dei cristiani. Se si pensa che in Francia se si parla di famiglia composta da padre, madre e figli, si rischia di essere incriminati, è evidente che si vuole mettere a tacere i cristiani! Facendo poi una riflessione sulla morte, Mons. Giusti ha detto che si può passare dalla morte alla vita e i Santi stanno a dimostrarlo. Si può passare anche “dalla vita alla vita”. Come? Passando indenni attraverso la valle della morte, perseverando nella via del Vangelo dove per salvarci esiste un solo farmaco: questo farmaco è Cristo! Cristo che ci dice di amare i fratelli poveri e di far fronte ai loro bisogni.
Nel pomeriggio nella sala della Fondazione Livorno si è tenuto il simposio su: “Nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale”. La dott.sa Pagni, Vice Presidente della Fondazione Livorno ha ricordato che il Servizio Sanitario pubblico vive un arretramento e che oggi i poveri toccano anche fasce della società che prima ne erano al riparo. Don Luciano Cantini ha fatto un “doveroso” ringraziamento alla Fondazione per quello che fa per tanti enti e soprattutto per la Caritas. L’incremento della povertà è evidente, ma noi dobbiamo anche saper capire quello che dai poveri possiamo ricevere. Solo l’amore e la reciprocità possono darci un futuro migliore per tutti. L’assessore comunale Silvia Viviani ha aggiunto che la povertà è un tema che tocca tutti e che si deve attuare un progetto sociale condiviso.
Nell’ambito del Simposio il Vescovo ha parlato su: “L’attenzione agli ultimi impegno della chiesa”. Tra le cause della povertà ci sono contingenze locali e internazionali. Molto spesso ci troviamo di fronte a “politiche miopi”, perciò c’è bisogno di “un di più in politica”. Bisogna esprimere con coraggio una politica urbanistica che eviti i ghetti compiendo scelte appropriate. La povertà sta rappresentando un pozzo senza fondo facendo emergere problemi educativi che stanno alla sua base. Mons. Giusti si è chiesto: Quando si diventa poveri? E ha risposto: già in famiglia! In quelle famiglie in cui manca la dignità della coscienza di sé. Soggette ad una povertà intellettuale per cui non sanno nemmeno dove cercare i servizi d’accoglienza! La crisi delle famiglie pone poi in essere una serie crescente di problematiche. Cosa fare? Chiaramente non basta la denuncia dei problemi, ma bisogna intervenire sul piano educativo e in questo la Diocesi intende fare la sua parte. Non c’è etica senza epica e per i giovani la mancanza di un sogno porta a comportamenti sballati. Si nota anche la mancanza di modelli relazionali. Bisogna capire perché si generano i nuovi poveri in una catena senza fine, di generazione in generazione. Bisogna unire il sociale all’istruzione. Una buona Legge era quella proposta da Berlinguer ma non è stata attuata fino in fondo.
Moderatore dell’incontro era il dott. Giuseppe Mascambruno, giornalista, già direttore de La Nazione, che ha animato l’incontro con osservazioni, proponendo domande e sollecitando risposte, ricordando anche come una delle forme di povertà oggi sia la malattia dell’Alzheimer, a cui lui si è interessato recentemente.
Ha quindi preso la parola la dott.sa Serena Spinelli, medico del Mayer, e assessore regionale al Sociale. Ha sottolineato l’aumento delle disuguaglianze e ha rilevato che un cittadino su tre ha chiesto un contributo alla Regione. Meno difficoltà hanno avuto quelle famiglie che avevano un anziano pensionato che poteva aiutarne il nucleo. Chi aveva più figli ha avuto delle difficoltà maggiori. La Regione ha cercato di contenere la povertà con strumenti ad hoc come il blocco degli affitti e dei licenziamenti. E’ chiaro però che non bisogna combattere solo le emergenze, ma fare interventi strutturali. Agli studenti bisogna dare delle opportunità come l’accesso a percorsi formativi. Anche lo sport non è per tutti i giovani perché ci sono costi e spese da affrontare e i poveri non possono sostenerli.
Il Piano della povertà della Regione prevede un progetto per le persone e per le famiglie, quindi percorsi che non sono solo assistenziali ma che esprimano connessioni virtuose. Bisogna educare in termini di cittadinanza e ben vengano i giovani a fare volontariato attraverso il servizio civile.
Luca Orsoni della Caritas toscana ha parlato su: “La preoccupazione per i poveri e il Servizio Civile”. E’ preoccupante il fatto che la povertà sia divenuta ereditaria, si trasmette da padre in figlio e molto spesso dipende dalle condizioni di studio dei genitori. L’opportunità del Servizio Civile ci dice che i giovani sono il presente sui quali investire. Con la conoscenza del contesto in cui vivono possono notare che la realtà è migliorabile e dal concetto di individualismo possono passare a quello della collettività. Il compito del Servizio Civile è quello di costruire dei cittadini che prendano coscienza di sé e di fare delle scelte. Ancora oggi però molti giovani non sanno che esiste questa possibilità. Il Servizio Civile crea competenze e crea anche relazioni con le persone adulte, c’è quindi bisogno di coltivare queste forme di relazione.
La prof.sa Marida Bolognesi, presidente della Società Volontaria di Soccorso (SVS), ha concluso la parte espositiva del simposio parlando del “Volontariato per una giustizia sociale”. Ha subito chiarito che il mondo del volontariato non viene sfruttato a fondo. Ci troviamo di fronte all’ampliamento dei bisogni, spesse volte nuovi e inediti, e un punto da cui partire è quello educativo-culturale. Il grande ruolo del volontariato è dunque quello di trasmettere valori e competenze per poter prevenire l’impoverimento. Cosa si può fare? Non abbandonare i giovani alla realtà virtuale ma prospettare le realtà positive del presente. Anche gli anziani, nella loro solitudine hanno un elemento enorme di povertà, anche per loro bisogna creare dei percorsi virtuosi che interagiscano con il mondo del volontariato, bisogna dunque curare le povertà con “strategie” comuni e condivise.
Si sono quindi aperti gli interventi da parte dei numerosi presenti. In platea molti rappresentanti degli Enti del terzo settore che operano su Livorno.
guarda le immagini della giornata scattate da Antonluca Moschetti