Europa, crisi di solidarietà

«Stiamo tornando a fare i conti con la morte, e mentre riflettiamo vediamo un’Europa che prova a reagire ma che mostra la sua crisi di solidarietà. Intanto, dai religiosi che muoiono a causa del contagio impariamo con ammirazione e gratitudine cosa vuol dire seguire l’esempio di Gesù».

Costretto alla quarantena perché un collaboratore dell’arcidiocesi del Granducato è risultato positivo al coronavirus, il cardinale Jean-Claude Hollerich, gesuita, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Comece (Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione Europea) osserva il continente con lo sguardo di pastore e l’orizzonte di chi deve analizzare il processo politico dell’Unione e mantenere un dialogo con i vertici dell’Ue.

Che cosa impara anche un cardinale dai giorni in quarantena?

In queste settimane per tutti così difficili, la morte è tornata nel nostro orizzonte. Ci ritroviamo chiusi nelle nostre case, nelle nostre stanze, da cui non possiamo uscire, e persone a noi care muoiono. La morte è tornata nella nostra quotidianità, e con essa le domande sul senso della vita. A lungo abbiamo considerato che “dio” fosse il consumare, l’affannarsi per cercare e ottenere ciò che dona piacere. In molti Paesi, come il mio Lussemburgo, si è data per scontata l’eternità di una certa idea di “benessere”. E così che abbiamo occultato la certezza della “fine”.

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