News
I Vescovi toscani scrivono
La Conferenza episcopale toscana si è riunita questa mattina all’eremo di Lecceto: tra i temi all’ordine del giorno, quello delle misure adottate dal Governo Italiano per contrastare la diffusione del “coronavirus”, e di come queste incidono sulla vita delle comunità cristiane e dei singoli fedeli.
I Vescovi toscani hanno manifestato la loro piena sintonia con la posizione espressa dalla Cei, condividendo con tutti i vescovi italiani “la comune preoccupazione di fronte all’emergenza sanitaria che sta interessando il Paese”. Sempre in sintonia con la Cei, esprimono anche il loro disagio di fronte alla prescrizione, fortemente restrittiva, di sospendere la celebrazione pubblica delle Sante Messe, che viene comunque accolta nell’ottica della reciproca collaborazione per il bene del Paese, in vista della tutela della salute pubblica. I Vescovi fanno richiamo, da questo punto di vista, al senso di responsabilità che in questi giorni si attende che venga praticata da tutti e in modo particolare da un soggetto pubblico come la Chiesa.
Evitare tutto ciò che può favorire gli assembramenti di persone, sottolineano i Vescovi, limita molto la dimensione comunitaria della vita cristiana, ma è un limite che va accettato per evitare il diffondersi del contagio. Questa misura implica la sospensione della Messa con il popolo e di ogni altra funzione liturgica pubblica, sia in luoghi chiusi che aperti. Per quanto riguarda le esequie, la cui sospensione è esplicitamente richiesta dal Decreto governativo, i Vescovi esortano a sostenere i familiari nel loro dolore con la benedizione del feretro che, non potendo essere fatta in chiesa, può comunque svolgersi in forma privata, come previsto dai libri liturgici, assicurando anche i fedeli che si potrà celebrare la Santa Messa in suffragio del defunto una volta superata questa emergenza.
I Vescovi invitano anche sacerdoti, catechisti e quanti hanno compiti pastorali ad aiutare i fedeli a interpretare nel modo corretto queste limitazioni. Ci viene chiesto un grande sacrificio, quello di rinunciare alla celebrazione dell’Eucaristia con il popolo: vogliamo vivere questo “digiuno eucaristico”, affermano i Vescovi toscani, come stimolo a pensare ancora di più all’Eucaristia come «fonte e culmine di tutta la vita cristiana». Il fatto che in questo momento non possiamo celebrare pubblicamente la Messa, non deve farci dimenticare la centralità della celebrazione eucaristica, e non ci impedisce di viverne i frutti, in particolare la carità e la comunione. La stessa privazione della celebrazione comunitaria può essere vissuta come gesto di carità verso la comunità civile e come segno di comunione nella Chiesa e con il popolo. Questa privazione può essere inserita tra le penitenze quaresimali, ricordando che anche il Venerdì santo è un giorno senza celebrazione eucaristica.
I Vescovi ricordano che i sacerdoti sono invitati a continuare la celebrazione dell’Eucaristia, anche senza la partecipazione fisica del popolo, e che tutti i fedeli in questa situazione di emergenza si possono unire a questa celebrazione spiritualmente. Per questo, i Vescovi invitano a mantenere nelle parrocchie il suono delle campane, perricordare che l’Eucaristia non viene meno, anche in questo periodo in cui ne è sospesa la celebrazione pubblica. La nostalgia della Messa può divenire occasione di conversione e tappa del cammino che ci conduce alla Pasqua.
Questa situazione richiede anche alle comunità cristiane il ricorso ad altre varie iniziative pastorali, anche incentivando l’uso dei nuovi mezzi di comunicazione come canali di evangelizzazione e di partecipazione alla vita secondo lo Spirito. Questi strumenti possono essere utilizzati per assistere, nella preghiera, alle celebrazioni liturgiche, ma anche per promuovere iniziative di catechesi, formazione e meditazione. La Domenica si invitano tutti i fedeli a collegarsi tramite televisione, radio o social network alle celebrazioni rese abitualmente accessibili per chi è malato o nell’impossibilità di recarsi in chiesa.
Nel guardare alla situazione dei nostri territori, i Vescovi manifestano la loro vicinanza alle persone malate e ai loro familiari, agli anziani e alle persone fragili che corrono i rischi più alti dalla diffusione del contagio, ed esprimono gratitudine verso medici, infermieri, personale sanitario, associazioni di volontariato e tutti coloro che in questi giorni, in Toscana come nel resto d’Italia, sono faticosamente impegnati a fronteggiare questa emergenza.
Questo, concludono i Vescovi, sia un tempo più intenso di preghiera e di riscoperta del grande dono della Parola di Dio, che già all’inizio di questo tempo di Quaresima ci è stato raccomandato: “Non di solo pane vive l’uomo…”. L’ascolto attento della Parola aiuterà anche a prendere coscienza che quanto sta accadendo non deve essere considerato un castigo di Dio. A Dio dobbiamo, piuttosto, fare riferimento nella preghiera, per invocarne la presenza accanto agli uomini come fonte di conforto, fiducia, speranza, fraternità. Come cristiani siamo chiamati a dare testimonianza di tutto questo, impegnandoci responsabilmente per il bene comune.Questo sia anche un tempo di consapevolezza della nostra condizione di creature e di carità: l’emergenza che viviamo deve essere occasione per riflettere sulla precarietà e sulla fragilità della vita umana, e sul destino comune che abbraccia l’umanità. La diffusione della malattia ci dimostra che siamo interdipendenti gli uni dagli altri, e la via di uscita da questa epidemia può essere trovata solo attraverso la collaborazione e la solidarietà di tutti.
Maria, salute dei malati, sia sostegno e conforto in questo difficile frangente; il Signore, fonte di ogni bene, benedica la famiglia umana e allontani da noi ogni male.9 marzo 2020I Vescovi delle Chiese della Toscana