Diocesi
L’uscita dell’accoglienza per cominciare al meglio un nuovo anno scout
Questa era la mia ventesima uscita dei passaggi con il mio gruppo scout, il Livorno 10 AGESCI, e sono sempre qui con il fazzolettone al collo, la camicia azzurra, i calzoncini corti, la promessa cucita sulla tasca, lo stesso “toppino” che simboleggia la promessa che ho pronunciato da ragazzo: è la mia uniforme scout, la mia seconda pelle. L’ho portata dagli 8 ai 20 come ragazzo, poi da capo, e oggi confermerei tutta la vita la scelta fatta dai miei genitori quand’ero bambino.
Per me lo scoutismo è stato una palestra di vita, un luogo dove vivere un’autentica esperienza di fede e imparare il valore della testimonianza, dove incontrare persone autentiche, che mi sono sempre state vicine e che hanno coltivato in me i valori più forti, a cui faccio riferimento tutt’oggi. Ma la cosa veramente grande è che lo scoutismo non ha pretese di insegnare niente a nessuno, lo scoutismo educa alla formazione globale della persona, tirando fuori da ognuno il meglio, e lo fa attraverso esperienze diverse per ogni fase della crescita, esperienze significative e talvolta fuori dall’ordinario. Insomma, sono piccoli semi che vengono piantati lungo il cammino, fin dagli 8 anni, e che germogliano una volta raggiunta l’età adulta.
Ho riflettuto spesso che senza lo scoutismo sarei stato più arido, soprattutto spiritualmente, ma anche socialmente, è per questo che potrei rinunciare a tutto nella vita, ma mai alla mia uniforme, mai alla mia promessa e alla nostra legge scout, e sono convinto che queste parole le potrebbero pronunciare molti altri scout come me, perché anche chi, per ragioni di vita o di impegno personale, ha lasciato da parte il servizio negli scout, sicuramente si ricorda con grande gioia delle avventure vissute quando era ragazzo, oppure da capo, e porta ancora in cuore tutte le persone che ha incontrato lungo il cammino.
È proprio questa dimensione dell’incontro e dell’accoglienza dell’altro che fanno dello scoutismo una grande agenzia educativa. Infatti ogni anno i gruppi scout vivono quella che viene chiamata “Uscita dei Passaggi” o dell’accoglienza, ed è un momento che serve per accogliere i ragazzi e le ragazze nuove, sia i cuccioli di 8 anni che entrano tra i lupetti, che i lupetti più grandi che entrano nel Reparto verso gli 11-12 anni, che gli esploratori e le guide più grandi, che attorno ai 16 anni entrano nella Comunità R/S. Questo momento è molto significativo perché i ragazzi si accorgono di far parte di una nuova comunità, orizzontale, che vive determinate esperienze significative di gioco, avventura, servizio e autonomia, nella condivisione e nell’aiuto reciproco.
Per queste ragioni quest’anno con il mio gruppo scout, il Livorno 10, trovandoci a riscrivere il Progetto Educativo di Gruppo abbiamo scelto di enfatizzare proprio la dimensione dell’accoglienza dei nuovi gruppi formatisi, più che il passaggio in sé, e così, rinominandola “Uscita dell’Accoglienza” abbiamo cercato di far capire ai più piccoli che possono contare sui più grandi e che dunque il loro ingresso è una gioia per tutto il nuovo gruppo in cui sono entrati. Con questo spirito domenica 17 ottobre circa 160 ragazzi e ragazze dagli 8 ai 20 anni e 35 capi scout si sono dati appuntamento al Camping Le Tamerici di Coltano, per vivere una giornata di giochi, divertimento, pianti commossi e conclusa dalla Messa del nostro amato assistente ecclesiastico Don Cristian Leonardelli, che ha ripercorso il valore del servizio al prossimo e dunque dell’accoglienza.
Questa giornata è stata veramente indimenticabile, e ha segnato l’inizio di un anno di rinascita, dove il periodo di pandemia (seppur nel rispetto delle regole) è sembrato già un ricordo di un momento non facile ma ormai passato, un momento davanti a cui la fiamma dello scoutismo ha saputo rimanere accesa, grazie alla passione dei capi, l’entusiasmo dei ragazzi e la fiducia delle famiglie. Ricominciare tutti insieme ancora una volta è per tutto il gruppo il dono più grande.